“Negli ultimi anni in Italia sono fiorite tutta una serie di norme anticorruzione - ha detto Morando - ma questi freni funzionano? È la via giusta per contrastare la corruzione, o ci sono vie alternative?”. La soluzione va trovata innanzitutto partendo da coloro che formano la pubblica amministrazione. “Lo stato è fatto di persone, dobbiamo capire come riuscire a motivarle a fare bene il loro lavoro, piuttosto che sommergerle di tutte le carte che la burocrazia attualmente impone” ha risposto Oriana Bandiera.
Da una parte c’è l’inefficienza dell’impiegato che svolge male il suo lavoro, dall'altra la corruzione. Due problemi diversi, ma difficili da distinguere. “Soluzioni comuni sono regole e incentivi” ha spiegato l’esperta, che ha poi illustrato l’esperimento svolto dal suo gruppo di lavoro in Pakistan. “Abbiamo alleggerito parecchio le pratiche necessarie per gli approvvigionamenti statali. Le persone assegnate a questo esperimento avevano molta meno burocrazia da rispettare per l’acquisto di beni come la carta o i computer, ma allo stesso tempo avevano molte più opportunità di rubare, visto che sono stati eliminati tutti i moduli anti-corruzione. Il risultato? I costi si sono ridotti del 9%”. Segno che a volte meno burocrazia può significare più efficienza: è dimostrato infatti come troppe regole disegnate per tagliare la corruzione creano inefficienze enormi. Misurare la corruzione non è però semplice. “È possibile farlo ad un livello basso, ma è difficilissimo misurarla ai livelli più alti, dove essa fa molto più danno, perché si nasconde di più”.