Oggi pomeriggio nell’ambito del laboratorio “Non uno di meno - Le scuole di seconda opportunità” si sono incontrati una settantina di studenti, insegnanti ed educatori dell’Istituto “Sandro Pertini” di Trento, dell’Istituto Padre Monti di Saronno, della Scuola popolare della Fondazione Sicomoro di Milano Gratosoglio e Lodi, della Scuola iasalliana “Occhi aperti” di Scampia (Napoli) e della Scuola SMaC di Trieste. “Cara professoressa, si ricorda di me? Probabilmente no, ma non importa. Che cos'ero, in fondo, per lei, se non uno dei tanti pezzi di pongo difettosi che non siete riusciti a modellare a vostro piacimento e avete deciso di buttare nella spazzatura?”. Inizia così la “lettera ad una professoressa” scritta dagli studenti che nel corso del laboratorio si sono confrontati sulle loro esperienze, mettendo in luce i punti forza e di debolezza delle scuole di seconda opportunità da loro frequentate. Parallelamente gli insegnanti, nella loro lettera che consegneranno alla ministra Valeria Fedeli, interrogandosi sul ruolo educativo delle istituzioni hanno sottolineato alcuni elementi importanti come la necessità del saper accogliere, l’apprendimento esperienziale e centrato sull’individuo e la dimensione della relazione di cura. Oggi, come nel passato, da Nord come nel Sud d’Italia, in montagna come nelle periferie delle grandi città, le condizioni di esclusione nelle scuole continuano ad essere presenti.
Esistono però esperienze che riescono ad offrire loro una seconda opportunità; dove il loro diritto/dovere all’istruzione è garantito da insegnanti, educatori, operatori specializzati che usano metodologie didattiche innovative. Al termine del laboratorio i partecipanti hanno incontrato Agostino Burberi, che 50 anni fa assieme a don Milani e agli altri ragazzi di Barbiana, aveva contribuito a scrivere “Lettere ad una professoressa”, come oggi a EDUCA hanno fatto i ragazzi attraverso un’operazione di scrittura collettiva. Burberi ha raccontato il senso della scuola popolare di montagna a Barbiana, dove lui era arrivato dopo esser stato bocciato: “Per 12 ore al giorno e tutti i giorni abbiamo avuto la possibilità di riscattarci a livello culturale – ha sottolineato Burberi - perché questo era in fondo il nostro obiettivo ed è questo che oggi la scuola dovrebbe fare. Aprire e aiutare a costruire la propria vita verso un mondo migliore a seconda delle proprie convinzioni e dimostrando interesse perché il tempo, come diceva sempre son Milani, è un dono e guai buttarlo via”.
Nell’ambito di EDUCA, a 50 anni da "Lettera ad una professoressa" e dalla scomparsa di don Milani
Come a Barbiana, la scuola dovrebbe aiutare a costruire la propria vita
Nell’ambito di EDUCA, a 50 anni da Lettera ad una professoressa e dalla scomparsa di don Milani, studenti e insegnanti delle scuole di seconda opportunità provenienti da diverse zone d’Italia, si sono incontrati per confrontare le loro esperienze e proporre spunti di riflessione per alimentare un dibattito culturale e politico sul diritto di tutti all’apprendimento. Gli studenti lo hanno fatto presentando la loro lettera ad una professoressa ad Agostino Burberi, primo allievo giunto a Barbiana; gli insegnanti consegneranno invece il loro testo alla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.
A moderare il dialogo Piergiorgio Reggio, presidente della Fondazione Demarchi che ha curato i due incontri.
A moderare il dialogo Piergiorgio Reggio, presidente della Fondazione Demarchi che ha curato i due incontri.