In effetti si tratta della prima biografia della illustre donna trentina a 12 anni dalla sua morte, una biografia che non attinge a testimoni, che sfugge la fugacità della cronaca per fondarsi su un rigoroso lavoro di ricerca storica paziente ed accurata. A cominciare dalla ricostruzione della genealogia di Chiara che, a sorpresa, fa risalire i suoi avi alla ridente Anterivo, presso i cui archivi sono stati ritrovati i suoi antenati.
L’autore è riuscito, proprio grazie alla distanza che compete al ricercatore, a cogliere l’inafferrabilità di una figura definita da Gentilini “dolce e severa, empatica e distaccata, semplice e complessa”. Ne escono pagine calde, partecipate, ma non di parte. Ne esce un profilo definito non da ritrattista, ma da paesaggista, un profilo che contestualizza la figura di Chiara nel suo tempo, di una donna che ha vissuto e condiviso con i suoi concittadini la tragedia della guerra, il bombardamento del quartiere della Portela, dove è nata; l’infinito e tormentato giudizio del Sant’Uffizio sulla sua Opera; la sfida di una presenza attiva aldilà del muro di Berlino; la straordinaria capacità di tessere un dialogo della vita in campo ecumenico ed interreligioso.
Unanime è stato il riconoscimento dato al carattere innovativo della sua opera fin dagli albori: il ruolo dei laici, quello della donna, il valore della parola della Scrittura letta e vissuta senza mediazione, in puro stile francescano, la comunione dei beni, lo sdoganamento della parola “amore”: tutti aspetti che l’hanno portata ad essere anticipatrice ed ispiratrice del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Foto e filmato a cura dell’ufficio stampa