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Il Police Winter Forum, che quest'anno è ospitato negli spazi del Grand Hotel Trento, rappresenta una vera e propria esperienza professionale per comandanti e ufficiali che vogliano approfondire le dinamiche di un ruolo complesso, che non si limita soltanto alla competenza tecnica ma che necessità di capacità strategiche, relazionali e di strumenti per incidere concretamente sulla vivibilità dei centri urbani. Negli ultimi anni il ruolo della Polizia locale in particolare ha assunto un'importanza sempre maggiore nelle politiche pubbliche. L'aspetto della sicurezza è solo l'elemento più visibile, ma non sono da meno le funzioni per il rispetto della legalità, dell'ordine e della convivenza civile. Tutti elementi centrali per le amministrazioni pubbliche, che presuppongono - oltre ad investimenti mirati - un miglioramento dell'organizzazione e delle prestazioni del Corpo di Polizia Locale.
Di questo e altro si parla in questi due giorni a Trento. Ma l'apertura di oggi è stata dedicata ad un magistrato che ha dedicato la sua intera vita alla lotta al terrorismo e al crimine organizzato, Gian Carlo Caselli. Nel suo intervento, in primo luogo l'inizio del suo lunghissimo periodo di vita "sotto scorta", che dura ancora oggi, nel 1974, dopo il sequestro di un altro magistrato, Mario Sossi, da parte delle Brigate Rosse, e l'assegnazione del caso alla Procura di Torino, cioè quella di Caselli. "La scorta cambiò la mia vita e quella dei miei familiari - ha ricordato - ma me la salvò, anche, due volte ai tempi del terrorismo e almeno altre due nel periodo dell’antimafia".
Il terrorismo alla fine venne sconfitto, mentre mafia, camorra, 'ndrangheta, nonostante i colpi durissimi che hanno ricevuto, sono ancora vive. Come mai? "Il terrorismo lo sconfiggemmo solo dopo 10 anni di 'guerra' - ha spiegato il magistrato - . All’inizio fu difficile a causa anche di posizioni come 'nè con lo stato nè con le Br'. Queste posizioni hanno alimentato a lungo nel terrorismo l’idea che potessero vincere. Le cose cambiarono quando l’opinione pubblica capì che il terrorismo era nemico delle libertà di tutti. Lì cominciò l’isolamento delle Br. Da quel punto in poi il terrorismo apparve agli occhi dei cittadini come un qualcosa di assolutamente 'altro'. Per la mafia è molto diverso. La mafia ha subito colpi pesantissimi sia prima che dopo Falcone e Borsellino, fino ad oggi. Ma nonostante questo non è finita, perché non rappresenta qualcosa di 'altro', perché è impastata con pezzi della politica, dell’economia, delle istituzioni, della società civile. Questo impasto, questa zona grigia, si traduce in coperture, complicità e collusioni".
Immagini a cura dell'ufficio stampa