
William Nordhaus, introdotto dalle parole di Valentina Bosetti, professore ordinario al Dipartimento di Economia della Bocconi e scienziato senior all’Istituto europeo di economia e ambiente di RFF CMCC, all’inizio del suo intervento ha elogiato l’Europa per la sua attenzione ai problemi del cambiamento climatico accusando nello stesso tempo gli Stati Uniti di aver scarso interesse e volontà politica di trovare possibili soluzioni. La posizione di William Nordhaus è estremamente chiara: la leva della “carbon tax” seppur invisa da molti soggetti del sistema economico e politico internazionale è una delle più importanti e concrete azioni per invertire la rotta sul fronte dei drammatici mutamenti climatici in atto anche a causa dei gas serra. <Aumentare il prezzo delle emissioni di CO2 - ha spiegato il Premio Nobel - è oggi l’unico sistema per fermare un processo di crescita pari al 2% annuo che non si è fermato, come molti ipotizzavano, neppure durante il periodo del lockdown causato dal Covid - 19 e da un parziale blocco della produzione industriale>. Per fare questo è necessario e sempre più urgente un coordinamento a livello globale che oggi è assente: <Purtroppo dopo trent’anni di discussioni sulle politiche ambientali – ha evidenziato William Nordhaus - siamo ancora in un vicolo cieco. Gli accordi di Tokyo, Copenaghen e Parigi sono solo volontari e non obbligatori o vincolanti ma soprattutto non ci sono sanzioni per chi viola i protocolli>. Da qui, secondo il premio Nobel, la necessità di un nuovo patto sul clima con l’obbligo di fissare un prezzo del carbonio a livello mondiale, che si potrebbe aggirare in una forbice fra i 45 e 200 dollari a tonnellata, e nello stesso tempo stabilire elevate tariffe sanzionatorie per i trasgressori.