I ghiacciai sono strutture morfologiche molto importanti perché sono una riserva di acqua dolce e conservano al loro interno importanti notizie sul clima passato.
Dagli inizi del novecento il Comitato Glaciologico Italiano svolge un'azione di monitoraggio sullo stato di salute di questi ammassi: numerosi studiosi si sono succeduti nel controllo periodico dei ghiacciai: ricordiamo Richter, Marinelli, Vianello, Castiglioni e tutti hanno certificato uno stato di salute precario dei ghiacciai.
Solo negli ultimi anni però la situazione si è aggravata al punto tale da far pensare ad una prossima scomparsa dei ghiacciai, almeno di quelli a quote più basse.
Questo nuovo “Quaderno” del Parco contiene il materiale raccolto dagli studiosi impegnati a monitorare i ghiacciai delle Pale di San Martino ed è corredato da fotografie, cartografie e grafici.
Ogni gruppo montuoso ha avuto il proprio apparato glaciale di dimensioni assai variabili; i ghiacciai hanno subito naturali incrementi e decrementi di superficie e volume nelle diverse ere geologiche.
L'ultimo incremento, a causa di un abbassamento delle temperature, è durato per 550 anni circa, interessando l'arco alpino tra il 1300 ed il 1850.
Questo periodo, conosciuto come Piccola Età Glaciale (Little Ice Age - LIA in lingua anglosassone), ha favorito l'espandersi dei ghiacciai anche nel gruppo delle Pale di San Martino ed il formarsi di ammassi di ghiaccio.
Ora con l'innalzamento delle temperature gli ammassi secondari quali il ghiacciaio del Focobon, quelli delle Ziroccole, della Val di Strut o della Val dei Cantoni sono ormai quasi scomparsi mentre i principali, la Fradusta, ghiacciaio misurato a più riprese già a partire dal 1888, il Travignolo, la Pala di San Martino cercano di resistere all'innalzamento della temperatura che ne sta lentamente erodendone gli spessori e le superfici.
Una parte del volume descrive l'Altipiano delle Pale: l'idrogeologia, ovvero al dove fluisce l'acqua di fusione dei ghiacciai, il “Progetto Doline”, quei siti freddi che, in particolari condizioni, registrano temperature prossime od inferiori ai meno 40°C, la vegetazione delle morene che lambiscono la Fradusta ed il Travignolo, la fauna.
Le pagine dedicate alla fauna evidenziano come alcune specie, tipicamente alpine, hanno sviluppato adattamenti morfologici e comportamentali che permettono la loro sopravvivenza in situazioni tanto difficili: ricordiamo, in particolare, la lepre variabile, l'ermellino e la pernice bianca.
Questo “Quaderno” è curato da Erwin Filippi Gilli, Dottore in Scienze Forestali. Dal 1994 è rilevatore glaciologico e per il Comitato Glaciologico della Società degli Alpinisti Tridentini segue l'area delle Pale di San Martino di Castrozza.
Alla presentazione interverranno con l'autore, il Presidente del Parco, Silvio Grisotto, il Direttore del Parco, Vittorio Ducoli e il Responsabile del Settore Tecnico del Parco e Operatore glaciologico del CGI, Gino Taufer.
In allegato il programma