Lunedì, 03 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2607

L'assessore Franco Panizza: "Il Trentino con il Centenario della Grande Guerra vuole diventare laboratorio per tutta l'Europa"
CERIMONIA PER I CADUTI AL COLLE DI SAN ROCCO A PEIO

Ogni anno la comunità di Peio con tre giorni di commemorazione, ricorda i caduti delle guerre e in particolare i Kaiserschützen morti sul Piz Giumela nel corso della battaglia per la riconquista di Punta San Matteo, avvenuta il 3 settembre 1918. Ieri, domenica, la giornata conclusiva, con la solenne cerimonia presso il cimitero del Colle di San Rocco a Peio alla quale ha partecipato l'assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, Franco Panizza; con lui anche il sindaco Angelo Dalpez e i rappresentanti della Croce Nera austriaca, l'ex presidente Heinrich Schöll, la referente per il Trentino, Annemarie Wieser e del Vorarlberg, Erwin Fitz, nonché delegazioni di Alpini, di Kaiserjäger, Kaiserschützen e delle associazioni combattentistiche.-

L'assessore Panizza, che ha voluto ringraziare la comunità di Peio per la sensibilità dimostrata in questi anni nel ricordare i caduti, ha puntato l'attenzione, nel suo discorso di saluto, al programma di iniziative in vista del centenario dallo scoppio della Grande Guerra che punta a coinvolgere il territorio: "La Val di Sole - ha aggiunto Franco Panizza - è emblematica in tal senso visto che sulle cime sovrastanti si sono scontrati gli eserciti italiani e austro-ungarici durante il primo conflitto mondiale mentre oggi, attraverso iniziative come questa o come la Festa della Fratellanza a Passo Paradiso, promuove il ricordo dei caduti nel segno della pace. Ed è anche luogo dove si sperimentano attività di studio e di ricerca della Grande Guerra davvero innovative, come il progetto in corso a Punta Linke che vede in campo i nostri archeologi". In questa direzione si muove il programma del Centenario, a partire dallo slogan scelto "dalla guerra alla pace", come ha ricordato in conclusione l'assessore provinciale: "Vorremmo che il Trentino diventasse un laboratorio per tutta l'Europa, nel quale comunità diverse possano recuperare il senso della propria storia, superando i conflitti storici e lavorando tutti assieme per la pace".
Sono seguiti gli interventi della Croce Nera austriaca, dell'ex presidente Heinrich Schöll, che ha ripercorso la collaborazione con la Provincia autonoma di Trento per l'area del Colle di San Rocco, e di Erwin Fitz, nonché del sindaco Dalpez che ha ricordato gli interventi della Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici nell'area di Punta Linke, sul Vioz, a oltre 3.600 metri di quota.
Dopo i discorsi ufficiali, la cerimonia è proseguita con la deposizione delle corone e la salva di fucile eseguita dalle Compagnie Schützen della Val di Sole - Kalisberg e Rendena. Ad allietare la commemorazione, celebrata da don Fortunato Turrini, la banda degli alpini di Gries.
I tre giorni di iniziative si erano aperti venerdì 31 agosto a Peio, con il concerto della Schüetzencompagnie Kalisberg, mentre sabato 1 settembre alle 21, il teatro delle terme di Peio ha accolto la presentazione del sito di Punta Linke, con Carlo Baroni, presidente del Comitato Glaciologico italiano e professore del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, e Nicola Cappellozza, archeologo della Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento.
Punta Linke con i suoi 3.631 metri di altitudine fu infatti uno dei centri nevralgici più alti e più importanti del fronte nel gruppo Ortles–Cevedale durante la Prima Guerra Mondiale. Dotata di un doppio impianto teleferico, era collegata da una parte al fondovalle di Peio e dall'altra al presidio del ghiacciaio dei Forni. Il vicino rifugio Mantova al Vioz era allora la sede del comando di settore dell'esercito austro-ungarico. Sotto Punta Linke il ghiaccio ha conservato l'intero sistema di apprestamenti che dovevano garantire il funzionamento dell'importante centro. Il riscaldamento globale e il conseguente scioglimento repentino dei ghiacciai alpini ha portato all'affioramento di numerosi resti nell'area di Punta Linke.
Dopo i primi interventi, condotti sul ghiacciaio a partire dal 2005 da parte del Museo di Peio e dal 2007 dalla Soprintendenza, a Punta Linke due estati fa è cominciato un intervento d'urgenza per recuperare manufatti fuoriusciti dalla coltre glaciale ed esposti al saccheggio ed al degrado. L'opera congiunta dei due enti, affiancati da alcuni glaciologi delle Università di Pisa, Roma, Milano e Padova, è proseguita anche nel corso delle ultime estati. La metodologia adottata, basata sullo scavo di tipo archeologico, ha portato alla raccolta di un'accurata documentazione che permette di comprendere meglio questo importante caposaldo del fronte del gruppo Ortles–Cevedale durante la Prima Guerra Mondiale. (at)

Riprese a cura dell'Ufficio Stampa -