Fondamentale è l'attività di monitoraggio di questo insetto endemico condotta anche nel corso del 2021 con il prezioso supporto scientifico della Fondazione Edmund Mach. I dati delle “trappole” stanno confermando la forte diffusione del bostrico, che non è stata rallentata nemmeno dallo sfavorevole andamento stagionale caratterizzato da basse temperature e frequenti eventi piovosi. Prosegue inoltre l'attività di formazione del personale forestale, attraverso sopralluoghi in campo per riconoscere i segni iniziali di un attacco.
Le esperienze dei paesi mitteleuropei hanno dimostrato che è necessario aspettare circa 5-6 anni dagli schianti per iniziare a vedere una graduale diminuzione delle pullulazioni. Un dato indicativo, che dipende strettamente dalle azioni preventive messe in atto e, non secondariamente, dagli andamenti stagionali.
Accanto alla rimozione del materiale danneggiato attraverso le consuete attività gestionali del bosco, fondamentale è agire preventivamente, in particolare nelle zone dove la pullulazione non è ancora diffusa, con la rimozione delle piante colonizzate entro la prossima primavera. Di fatto l'individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento ed esbosco costituiscono la forma più efficace di lotta contro il bostrico. Nelle zone in cui gli effetti del bostrico risulteranno più estesi e laddove le funzioni del bosco siano state compromesse, il Servizio foreste procederà al rimboschimento dopo la rimozione degli alberi colpiti, come già avvenuto dopo il passaggio di Vaia. Unico aspetto positivo è che questo fenomeno si inserisce in un momento particolarmente favorevole per il mercato del legname, con prezzi alti e forte richiesta, secondo quanto riportato dal portale del legno Trentino (Cciaa).