Il Castello di Drena è proprietà del Comune e già in passato era stato oggetto di un complessivo restauro negli anni ’80, grazie al quale - nel nucleo del palazzo comitale - era stata ricavata una sede museale, con sala conferenze e servizi. Il maniero ha subito un crollo lungo il fronte occidentale della cortina esterna, prospiciente la grande lizza, nella notte tra il 31 maggio e 1 giugno 2018. Il cedimento ha interessato la porzione centrale della cinta alta dodici metri per una superficie di circa 200 metri quadrati. L’anno successivo, Provincia e Soprintendenza affidarono all’Università di Trento uno studio stratigrafico complessivo della cortina muraria, per delineare le metodologie ricostruttive e conservative.
Oggi a Drena si è discusso del futuro del castello in occasione della tavola rotonda. Un’indicazione forte è arrivata dall’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti, che partendo dalle conclusioni delle verifiche effettuate da Soprintendenza e Università, ha confermato la volontà della giunta provinciale di intervenire con risorse adeguate per far fronte, in diverse fasi, al recupero del storico immobile. “Una prima fase di interventi - ha ribadito Bisesti - riguarderà proprio la zona interessata dal crollo del 2018, il settore nord occidentale, per la quale sono programmati il consolidamento e la ricostruzione delle mura crollate, con un investimento indicativo di circa 800 mila euro. Le risorse saranno garantite già dall’assestamento di bilancio. Il secondo blocco di interventi sarà finanziato sul prossimo anno, per un importo di 600 mila euro, e riguarderà il consolidamento del settore sud orientale e della facciata del palazzo Comitale”.
L’incontro di oggi ha permesso anche di approfondite le indagini commissionate dalla Soprintendenza per i beni culturali all’Università di Trento, coordinate alla docente Alessandra Quendolo. “Il risarcimento delle ferite va perseguito in primis con il complessivo intervento ricostruttivo e rafforzativo delle strutture superstiti, ma va sottolineato anche come sia fondamentale perseguire e garantire a queste strutture ruderali, particolarmente fragili, un costante intervento di cura”.
Secondo la Soprintendenza, “non va trascurato l’obiettivo già tracciato con le realtà locali del bacino gardesano di puntare infine su una rete di valorizzazione del patrimonio trentino ed in particolare questo di un importante ambito turistico culturale, anche con nuove forme di valorizzazione su temi e contenuti per un’offerta rinnovata su più gradi di interesse”.