Dopo aver ricordato brevemente il portato storico dell'Autonomia, l'esigenza di tutelare le minoranze, il livello di forte arretratezza socioeconomica da cui le nostre comunità si sono riscattate in pochi decenni con un effetto positivo anche per l'economia del Paese, il presidente della Provincia autonoma di Trento ha approfondito il tema dell'autofinanziamento, rivelando che ormai i nove decimi delle entrate fiscali su cui la Provincia poteva contare fino a poco tempo fa, sono scesi ora ai sette e mezzo circa, dopo l'Accordo di Milano e soprattutto dopo le successive manovre finanziarie dei governi che si sono susseguiti alla guida del Paese.
Un rapporto non sempre facile, quello dello Stato con le autonomie locali, e lo stanno a dimostrare i moltissimi ricorsi alla Corte costituzionale: gli ultimi presentati da Trento e Bolzano ad esempio sono oltre venti e ipotecano un volume finanziario di tutto rispetto (si stima attorno ai sei miliardi). "Ma il Trentino non intende porsi in una logica di contrapposizione - ha spiegato Rossi - quanto piuttosto di leale collaborazione con Roma. A questo proposito avevamo già presentato al governo Letta una proposta basata sul meccanismo residuo fiscale, che ora abbiamo riproposto all'attuale presidente del Consiglio, Matteo Renzi. L'aspettativa è che essa venga accolta, e che dal 2018 possa essere definito un meccanismo di autonomia finanziaria che poggia sulla differenza tra gettiti prodotti sul territorio e le spese dirette sostenute dalle Province per gestire le competenze altrove a carico dello Stato". Pur con i necessari approfondimenti, il sistema - secondo il presidente trentino - può essere esteso ad altre regioni a statuto ordinario nell'ottica di dare, a chi ha dimostrato di sapere gestire bene alcune competenze, la possibilità di poterne gestire altre, facendo risparmiare lo Stato in nome del principio dell'efficienza.
L'ultima parte dell'audizione ha riservato un accenno alla riforma del Senato. "Il Trentino, fatta salva la clausola di salvaguardia e il principio dell'intesa, è certamente interessato al varo di regole che garantiscano maggiore equilibrio tra competenze statali e regionali, e confida nel fatto che ciò possa avvenire in un luogo, come il "nuovo" Senato, dove si ricompongono situazioni conflittuali oggi destinate ad affollare la Corte costituzionale." (Gp)
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