Trento li aveva visti per l'ultima volta a novembre. Ieri sera i ragazzi di Beresheet LaShalom sono tornati, portando in scena un nuovo lavoro, realizzato assieme all'Ensamble Lauda della valle di Izreel, basato sulla musica rinascimentale. Una ventina i membri delle compagnie, fra attori e musicisti, tutti adolescenti. Ragazzi per i quali i linguaggio dell'arte è più forte di tutto, e può aiutare a superare ogni divisione. Creato dalla regista ebrea, di origini romane, Angelica Calo Livne, Beresheet LaShalom, dai confini della Galilea, sulla frontiera che separa Israele dal Libano, porta nel mondo il suo messaggio di pace, con un teatro-danza che ogni anno si rinnova, come si rinnovano i suoi componenti (l'esperienza comunitaria che i giovani della compagnia trascorrono assieme dura circa un anno, e oltre al teatro comprende attività di volontariato nei villaggi della regione). Identica però è l'emozione che esso suscita nello spettatore. Ma ieri sera, al Santa Chiara, le emozioni sono venute anche dagli altri artisti che si sono esibiti sul palco: i giovani dell'orchestra Fuoritempo, esibitisi in passato anche in Abruzzo, in Belgio (a Marcinelle) e in molti altri luoghi significativi, il coro del liceo musicale di Trento, i ragazzi del teatro Portland, che hanno portato sulla scena uno studio del loro spettacolo "About me", in fase di gestazione. Tante diverse espressioni artistiche per un progetto che vuole unire le forze, che vuol essere un pezzo di cammino fatto assieme. Ed infatti molti dei giovani trentini che hanno preso parte alla serata andranno a loro volta in Israele, per confrontarsi con altre realtà ed altri linguaggi, e per riscoprire ciò che unisce al di là di ogni divisione.
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