"Nessuno sceglie di diventare rifugiato, eppure guerre e violenze separano milioni di persone dai propri cari. E una sola famiglia distrutta dalla guerra è già troppo". Così l'Agenzia Onu per i rifugiati descrive il vissuto di chi è costretto a lasciare il proprio Paese a causa di conflitti, discriminazioni politiche, religiose o razziali.
La Giornata mondiale del rifugiato 2012 è dedicata proprio a queste famiglie spezzate e al conflitto interiore di chi si trova di fronte a un bivio che porta a due percorsi, entrambi di sofferenza: uno in patria, rischiando la vita, l'altro all'estero, senza la propria famiglia, in solitudine. Questa seconda strada nel 2011 ha fatto registrare un drammatico record: il numero di persone costrette a fuggire dal proprio Paese lo scorso anno (800mila) è stato infatti il più alto dal 2000. In particolare, le persone in fuga verso i Paesi industrializzati nel 2011 sono state oltre quattrocentomila, con un aumento del 20% rispetto all'anno precedente. In Italia lo scorso anno sono state registrate oltre trentaseimila domande di asilo. Il Paese d'origine del più alto numero di richiedenti protezione nel mondo è stato l'Afghanistan, seguito dalla Cina e dall'Iraq.
Questi dati mostrano che nel campo dell'immigrazione il tema dei rifugiati è una questione prioritaria, che impone una riflessione anche sulle cause della fuga dei richiedenti asilo dai Paesi d'origine. Sottovalutare tali cause può portare, nei diversi teatri di guerra nel mondo, a vere e proprie catastrofi umane come quella cui stiamo assistendo in Siria. L'accoglienza dei rifugiati è quindi l'ultima risorsa per ridare speranza alle persone in fuga dalla loro terra.
"La recente ‘Emergenza Nord Africa', con l'arrivo dei migranti in fuga dalla guerra in Libia – sottolinea l'assessore Beltrami – ha rappresentato un impegnativo banco di prova per la reale volontà e capacità di accoglienza dell'Italia. Questa risposta, ferma restando la competenza dello Stato nella valutazione delle domande di asilo, è stata declinata in diversi approcci nelle singole regioni e province autonome che hanno ospitato e stanno tutt'ora ospitando i profughi."
Il Trentino, attraverso l'impegno di istituzioni, terzo settore e mondo del volontariato ha fatto la propria parte, ma non si è limitato a rispondere ai bisogni primari di queste persone. Si è puntato sulla valorizzazione del tempo libero, sull'incontro con la comunità locale e sulla formazione prima con i corsi di lingua e cultura italiana e ora con i corsi per l'inserimento lavorativo; i profughi sono stati messi al centro del progetto di accoglienza, tenendo conto anche del loro particolare vissuto e delle inevitabili ricadute sul piano emotivo. In altre parole, gli oltre duecento profughi accolti sono stati e sono considerati tutt'ora "cittadini a pieno titolo" di questa comunità.
"La nostra attenzione al tema dell'asilo – afferma Lia Beltrami – non può tuttavia limitarsi al contesto trentino, poiché coinvolge lo scenario globale; è quindi auspicabile un approccio omogeneo nella risposta a chi, da rifugiato, chiede aiuto". Guardando al contesto europeo, le direttive comunitarie in materia si scontrano, di fatto, con la discrezionalità dei singoli Stati nelle modalità di accoglienza e nella valutazione delle richieste di protezione internazionale. Eppure è la stragrande maggioranza degli stessi cittadini europei, come afferma una recente ricerca della Commissione Ue, a rimarcare l'obbligo per i Paesi dell'Unione di offrire protezione e asilo a chi ne ha bisogno, sottolineando nel contempo l'importanza di regole comuni e realmente condivise per l'accoglienza dei rifugiati. "Un segnale incoraggiante – conclude Lia Beltrami – perché è innanzitutto dalla concreta apertura della comunità, vasta o piccola che sia, che nasce la vera accoglienza".
SCHEDA: PROFUGHI EMERGENZA NORDAFRICA IN TRENTINO
223 le persone accolte
205 ancora inserite nel progetto di accoglienza
9% allontanati/hanno lasciato il progetto
26 anni età media
25 nazionalità diverse
93% subsahariani
63% maliani, somali, nigeriani, nigerini, ghanesi
84% le risposte della Commissione alle domande d'asilo pervenute
52% di esse positive ad una forma di protezione
48% di diniego alla domanda di protezione (tutti hanno fatto ricorso) -