
Circa un trentino su quattro ha diritto all'Assegno unico, almeno per una delle misure di sostegno che esso prevede. Allo stato attuale, i territori più interessati a questo innovativo strumento di welfare sono la Vallagarina, la valle dell'Adige e l'Alto Garda. L'Assegno unico, come noto, incorpora più benefici che prima dovevano essere richiesti separatamente, anche presentando più domande a uffici diversi. Nel periodo ottobre 2017- maggio 2018, le domande hanno riguardato per la maggior parte dei casi (26.209 domande) una sola quota o sostegno, ma 9.802 sono di soggetti che possono accedere a due diversi benefici (ad esempio sostegno al reddito e sostegno per i figli) e 826 di nuclei che hanno diritto a tutti e tre i sostegni principali (reddito, figli, invalidità).
Per quanto riguarda il sostegno al reddito, con una spesa di 25.300.000 euro, l'obiettivo è far sì che nessuno scenda sotto una soglia "limite": da 6500 a 8000 euro all'anno per una persona singola, fino a 11.400 per una famiglia di tre o più persone. Mediamente l'importo percepito è di 200 euro al mese.
Con l'Assegno unico la platea dei beneficiari del sostegno al reddito si allarga. Grazie all'innalzamento dell'Icef da 0.13 a 0,16, 2875 nuclei familiari in più percepiscono un aiuto (rispetto alla situazione precedente, con il Reddito di garanzia, che, lo ricordiamo, di per sé era già uno strumento fortemente innovativo quando venne adottato, nel 2009). Ci sono inoltre 1752 nuovi nuclei che prima non richiedevano il reddito di garanzia pur avendone diritto, e che ora lo fanno, sia perché le procedure sono più semplici, sia per il venir meno dello stigma sociale.
Cresce anche il sostegno alla maggior parte delle famiglie più indigenti, con incrementi anche di 200 euro al mese. E cresce il sostegno per chi si colloca in una fascia intermedia, ovvero con Icef da 0,8 a 0,13.
Il confronto con il Rei, la misura messa a punto a livello nazionale per il contrasto alla povertà, che pure ha un carattere innovativo per l'Italia e che in parte è stata modellata sulla sperimentazione trentina, mostra come l'Assegno unico provinciale sia molto più ampio e inclusivo. La situazione delle domande presentare in Trentino per accedere al Rei evidenzia come ad oggi siano state accolte il 16% di esse, pari a 310; il 48% sono state respinte e il restante 35% è ancora in fase di elaborazione da parte dell'Inps. Le previsioni a fine anno parlano di circa 600 domande di Rei liquidate, per circa 2 milioni di euro, contro 11.000 domande di Assegno unico provinciale, per 26 milioni di euro.
L'Assegno unico, però, non equivale ad assistenzialismo. Prevede diritti ma anche doveri. Chi riceve l'Assegno unico, è stato detto nel corso dell'incontro di stamani, ed in particolare chi riceve il sostegno al reddito, deve sentirsi anche responsabilizzato a migliorare la propria condizione. Come? Innanzitutto attraverso una sottoscrizione del Patto di servizio con il Centro per l'impiego che ha preso in carico il suo caso e con il quale ha elaborato un progetto personalizzato. Dei 9.200 circa beneficiari dell'assegno risultati idonei al lavoro, infatti, la cui condizione economica è determinata essenzialmente dalla disoccupazione, 6890 sono già impegnati in un percorso di ricollocazione sul mercato del lavoro (formazione, orientamento, accompagnamento al lavoro).
Ciò vale anche per i nuclei familiari presi in carico dai servizi sociali: 963 nuclei, che percepiscono la quota a sostegno del reddito, hanno aderito ad un progetto sociale, per una spesa di quasi 4 milioni di euro, il doppio rispetto a quella precedente.
Chi però decide di non sottoscrivere un Patto di servizio o un Progetto sociale, perde la quota a cui avrebbe diritto. E', questo, il criterio della condizionalità, spesso evocato anche in sede nazionale per far sì che queste forme di assistenza non rappresentino un disincentivo a migliorare autonomamente la propria situazione. In Trentino 770 soggetti potenzialmente idonei hanno volutamente deciso di non usufruire dell'assegno, non aderendo ad un Progetto sociale o per l'impiego.
Per quanto riguarda i sostegni alle famiglie con figli, la spesa è di 41.000.000 euro per la "quota figli" e di 3.000.000 per la "quota asili nido". In aumento anche qui le famiglie con figli che accedono al sistema (+4,83%). La crescita delle risorse destinate al sostegno alle famiglie con figli, a partire dal primo figlio, è pari a un +28% circa (da 32 a 41 milioni).
Più contenute le variazioni rispetto alla situazione pre-Assegno unico per gli aiuti ai nuclei con un familiare invalido.
Per il futuro, il "Reddito di comunità", come lo ha definito oggi il vicepresidente Olivi, sarà ulteriormente potenziato, soprattutto sul versante della quota di sostegno al reddito. I casi su cui intervenire saranno: soggetti per i quali viene meno il sostegno della Naspi, distinguendo però in base al grado di difficoltà che la persona affronta nel trovare una nuova occupazione (ad esempio lavoratori più anziani, lavoratrici fuoriuscite da più tempo dal mercato del lavoro); singoli o famiglie che manifestano un aumento consistente dell'impegno lavorativo, e quindi del reddito da lavoro.
Un'altra ipotesi allo studio è quella di ricondurre all'Assegno unico anche altre forme di sostegno provinciale come quelle riguardanti la casa.
All.: Slides e intervista al vicepresidente Olivi