Citando il Festival dell’Economia 2018 sul tema del rapporto tra lavoro e tecnologia, Damaggio ha chiesto subito se con le nuove tecnologie si creano anche nuove professionalità o non piuttosto si erodono. “Il digitale è a nostro servizio” ha risposto Anna Marino, precisando che le imprese negli anni hanno dovuto affrontare trasformazioni. “Anche quaranta anni fa molti temevano l’avvento dei computer, ma oggi possiamo dire che non ci ha sostituito e ci ha fatto lavorare in altro modo” ha detto la giornalista. Il problema emerso, piuttosto, è che in Italia abbiamo un ritardo digitale, anche perché usiamo poco i fondi europei per la digitalizzazione. “Se non affrontiamo il nostro futuro è come se andassimo nel deserto senza portarci l’acqua” ha detto ancora Marino usando un esempio molto diretto. Certo, alcune professioni verranno impattate dal cambiamento, ma molte altre non dovranno scomparire, anzi saranno valorizzate, soprattutto quelle in cui è necessaria una grande creatività o una grande e specifica manualità, perché il talento dell’individuo farà sempre la differenza.
C’è poi tutto l’ambito della formazione, che è in ritardo, anche se le strutture ci sono. Su questo fronte le pubbliche amministrazioni e il mondo dell’informazione hanno la responsabilità e il compito di far capire ai cittadini che possiamo essere pronti per il cambiamento, portatore di una serie di valori. Necessario, dunque è soprattutto ridurre il divario fra sistema della formazione, università e imprese. Secondo Marino, anche il digitale, come il welfare deve essere territoriale e come viene richiesto alle imprese oggi, sostenibile. Fondamentale, per il mondo del lavoro, diviene il sapersi reinventare: se ci si aggiorna, con il digitale possono esserci sviluppi e opportunità. Nessuno sa indicare quale sarà la professione del futuro, ma serve una formazione continua. Quali sono e quali saranno quindi le professioni più ricercate? A sorpresa, quelle creative e umanistiche, perché le macchine, come ha detto Anna Marino non pensano, processano.
In chiusura dell’incontro Chiara Maule, assessora per l’innovazione del comune di Trento, ha riassunto il senso di tutta la manifestazione: “L’idea dello Smart City Week è nata 4 anni fa, ora siamo alla terza edizione e la persone stanno prendendo sempre più coscienza di questa rivoluzione digitale. Il tema della digitalizzazione è pervasivo, ma è l’amministrazione che deve porre il problema: i cittadini devono essere coscienti e non fare finta che questa cosa non ci sia”.
Intervista ad Anna Marino:
Riprese e immagina a cura dell'Ufficio Stampa