«Per noi AlpLinkBioEco è stata l’occasione di collaborare con realtà molto attive nel campo della bioeconomia circolare e ci ha permesso di approfondire aspetti tecnologici, culturali e politico-economici delle potenzialità delle value chain intersettoriali e internazionali» dichiara Pasqualina Sacco, responsabile del team Bioeconomia& Sostenibilità e project manager del progetto lato Fraunhofer Italia, e prosegue «Fraunhofer Italia continuerà a diffondere i risultati principali del progetto, mettendoli a disposizione del territorio altoatesino».
«Il progetto ci ha permesso di approfondire le potenzialità e le sfide legate alla bioeconomia e all'economia circolare» – dichiara Elisa Morganti, Innovation Project Manager della Fondazione HIT - Hub Innovazione Trentino – «in termini, ad esempio, di ricerca, opportunità di trasferimento tecnologico, nuovi modelli di business, uso sostenibile delle risorse naturali. Il Value Chain Generator è uno strumento digitale pensato per le imprese e gli enti territoriali che consentirà di supportare anche in Trentino la trasformazione circolare, sfruttando al meglio le materie prime di origine naturale e creando nuovo valore dagli scarti di produzione e di processo».
«Per il Centro di Studi Alpino c’è stata l’opportunità di ricostruire la filiera soprattutto forestale in chiave bioeconomica, evidenziando la possibilità di utilizzare delle lavorazioni forestali e dell’industria del legno per filiere ad elevato valore aggiunto, come ad esempio coloranti naturali, molecole bioattive e trasformazioni in termini di bioraffineria» – dichiara la Prof. Manuela Romagnoli del Dipartimento per l'Innovazione dei Sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali (DIBAF) e conclude – «Anche per CSALP le attività proseguiranno considerando la possibilità di lavorare sull’attivazione di nuove sinergie tra stakeholders politici, dell’industria e del territorio».
AlpLinkBioEco ha messo sotto la propria lente due casi studio particolarmente innovativi che vedono il re-impiego di prodotti in ottica di economia circolare da parte di due aziende del Trentino-Alto Adige.
Il primo caso studio riguarda il „biolink“ trentino tra distilleria e produzione di cosmetici: “Antiossidanti da derivati del vino per prodotti cosmetici“, trattato da Elisa Morganti e Silvio Antonioni, innovation project manager di HIT. Le distillerie e i vinificatori producono tonnellate di vinaccia che di solito viene smaltita come rifiuto, bruciata come biomassa o usata come fertilizzante. Tuttavia le vinacce e i semi d'uva sono ricchi di polifenoli e antiossidanti: una base preziosa per prodotti cosmetici anti-età. Il marchio Ampeliè, di proprietà dell'Azienda Agricola Fratelli Pisoni, leader nella produzione biodinamica di vini e grappe, produce e vende cosmetici a base naturale partendo dai residui di cantina e da altri componenti organici. Gli ingredienti finali dei prodotti cosmetici Ampeliè derivano dalla vigna, dal vino rosso Pisoni e dall'olio d'oliva di produzione locale. La miscelazione e la preparazione del prodotto avviene tramite Areaderma di Pergine Valsugana, un laboratorio esterno specializzato nella produzione conto terzi di cosmetici e dispositivi medici. La scelta della materia prima organica per la produzione di cosmetici è risultata sicura e di altà qualità ai test della Fondazione Edmund Mach, pur avendo un forte impatto sulle logiche e sui costi di produzione. L'uso di materiali a base biologica organica può essere economicamente interessante a condizione che il materiale di partenza possa essere ottenuto a basso costo (incluso il trasporto) e se i fornitori dei trattamenti tecnologici, miscelazione e confezionamento sono in loco. Il punto di forza di Ampeliè è proprio che tutto viene fatto in loco, con materie prime e residui prodotti dalla stessa azienda che vende i prodotti cosmetici finali.
Anche il caso studio "Tessuti di canapa", analizzato da Pasqualina Sacco, ricercatrice del Fraunhofer Research Center di Bolzano è particolarmente interessante. Il caso si riferisce all’idea della nota azienda altoatesina Salewa di utilizzare canapa locale, un materiale dalla lunga tradizione nelle Alpi, per produrre vestiti, puntando a un‘economia locale sostenibile e con l’obiettivo di ridurre rifiuti e usare risorse naturali. Per la collezione “Alpine Hemp”, Salewa utilizza complesse tecniche di maglieria e tessitura per fondere la canapa con altre fibre come il poliestere riciclato, il cotone organico e l'elastan per ottenere una maggiore funzionalità ibrida. Considerato che i consumatori sono sempre più informati e consapevoli del loro impatto ambientale e sociale, la canapa, al contrario di altri tipi di fibre, ha certamente tutte le risposte di comfort in termini di prestazioni del tessuto e di sostenibilità in termini di impatto ambientale. L’azienda ha deciso di investire il 10% del profitto di questi vestiti in coltivazioni di canapa locali e produzione di prodotti sostenibili a base di canapa. Dal punto di vista economico, l'uso di questo materiale per i tessuti realizzati a km0 garantirà un ulteriore valore all'industria tessile locale. A conclusione di questo caso studio è stata evidenziata la possibilità e opportunità di creare una rete che unisca tutte le parti interessate a tale produzione, anche a livello cross regionale, per condividere un percorso comune e creare insieme nuove sinergie.
I casi „Antiossidanti da derivati del vino per prodotti cosmetici” e „Tessuti di canapa“ sono esempi di aziende del territorio vicine al tema della sostenibilità che si collocano al centro dei processi di economia circolare e che sono aperte a lavorare in modo sinergico unendosi ad altre aziende, spostando l’attenzione dal "perché dovremmo sostenere la bioeconomia e la bioeconomizzazione dell'industria" a "come questa transizione può essere fatta nel modo più efficiente e sinergico con le filiere del territorio".
Uno dei casi studio al quale hanno contribuito il Centro Studi Alpino Pieve Tesino, Hub Innovazione Trentino e Fraunhofer Italia, e nel quale sono state coinvolti anche il Ministero delle politiche agricole e forestali, la Provincia Autonoma di Trento, Camera di Commercio di Trento e Confindustria Trento, è quello denominato ”Bioraffineria a base di legno: segatura e trucioli di legno come base per intermedi chimici”. Il tema è quello del riutilizzo dei principali componenti della biomassa legnosa, ovvero trucioli di legno e segatura. Lo studio ha messo in contatto gli stakeholder del settore forestale e le industrie locali italiane con LXP Group, azienda tedesca che ha sviluppato una tecnologia innovativa per la separazione di lignina e cellulosa di alta purezza dalla biomassa lignocellulosica di seconda generazione. Nello studio della fattibilità tecnica, economica e ambientale, è emerso che il principale punto di forza, oltre alla grande disponibilità di materie prime, è l'alta versatilità dell'impianto: in altre parole, è possibile cambiare abbastanza frequentemente la materia prima da lavorare, passando dai residui forestali ai rifiuti agricoli. Grazie a ciò, le bioraffinerie lignocellulosiche potrebbero creare ulteriori opportunità di lavoro, specialmente nelle aree rurali.
Il progetto AlpLinkBioEco ha visto la partecipazione di 6 Stati dell’arco alpino (Italia, Francia, Germania, Austria, Svizzera e Slovenia) e 9 Regioni, di cui 3 facenti parte dei 4 Motori d’Europa (Lombardia, Baden-Württemberg e Auvergne Rhône-Alpes). 14 i partner che hanno lavorato al progetto: AT: Business Upper Austria; CH: Plastics Innovation Competence Center (Project Lead); DE: Biopro BW, Technologiezentrum Horb; IT: Pieve Tesino Alpine Studies Center, Confindustria Lombardia, Innovation Hub Trentino, Lombardy Green Chemistry Cluster, Fraunhofer Italia Research; FR: France Clusters, Plastipolis; SVN: Slovenian Ministry of Education, Science and Sport, Poly4EMI.
Accedi al Value Chain Generator
Scarica il Masterplan