“A Tokio l’obiettivo era raggiungere la finale - ha detto Alberto - Ho lavorato molto sulla prova di velocità, che non era il mio forte, e sono riuscito ad ottenere il primo posto, sorprendendo anche me stesso e battendo un mito come Adam Ondra, un amico, il migliore arrampicatore della storia”. La passione nata a soli tre anni, quando il padre lo portò in una palestra di arrampicata. “Mi piacque fin da subito. Quando arrampico sono io da solo sulla falesia, è una sfida contro me stesso”.
Dopo l’oro di Tokio la vita di Alberto non è più la stessa. “A livello mediatico molto è cambiato, sui social sono aumentati i follower e ora mi invitano in posti dove prima non mi invitavano. Devo dire che tutta questa attenzione nei miei confronti mi piace”. Le Olimpiadi di Parigi tra tre anni? “Innanzitutto devo qualificarmi, ma anche io come tanti altri atleti credo che cambiare format, separando le tre discipline, sia la decisione più azzeccata”.
Aprire una nuova via? “Non l’ho mai fatto, mi piacerebbe, ma ora non ho tempo”. Progetti futuri? “Mi concentro sulla falesia e successivamente sulla Coppa del mondo dell'anno prossimo”.
Il free climbing? “Tanta adrenalina, ma non fa per me”.