Nel corso del conflitto, tra gli italiani al fronte i feriti furono più di un milione, tra gli austriaci circa 650.000. I soldati italiani che riportarono invalidità permanenti superarono i 450.000.
Il 70% delle ferite erano causate da schegge e da pietre sollevate dalle esplosioni che potevano mutilare in vario modo il corpo umano. La pratica più ricorrente in caso di ferite gravi agli arti era l’amputazione, ma nel caso di vaste lesioni addominali e al torace i medici si scoprirono impotenti. Le ferite al volto aprirono il vasto capitolo delle ricostruzioni plastiche.
Gli spostamenti d’aria provocavano nel corpo del soldato lesioni a volte letali, danni ai polmoni, emorragie cerebrali o al midollo spinale. I danni al sistema nervoso, dovuti a shock da bombardamento, furono incalcolabili e resero inabili temporaneamente o permanentemente migliaia di uomini.
Numerose furono le vittime di valanghe o di incidenti di lavoro.
Le malattie più diffuse erano riconducibili alla mancanza di igiene (dissenteria, tifo, colera) e al freddo (congelamento, tubercolosi, polmonite, broncopolmonite).
Fonte: Museo storico italiano della Guerra