Giovedì, 18 Dicembre 2014 - 02:00 Comunicato 3242

La replica del presidente della Provincia Ugo Rossi al dibattito sulla finanziaria 2015
AUTONOMIA IN MOVIMENTO: "PER MIGLIORARE SERVE CONSAPEVOLEZZA"

Un'analisi della realtà per guardare al futuro dell'Autonomia. Ha toccato diversi argomenti la replica al dibattito sulla finanziaria 2015 tenuta ieri dal Presidente Ugo Rossi in Consiglio provinciale. Ecco l'intervento integrale.-

Premetto, in questa mia replica in sede di discussione generale sulla Finanziaria 2015, che poco fa la Giunta regionale ha deliberato l'approvazione dell'intesa con Roma per la parte che riguarda la Regione, un'intesa non formale ma sostanziale che, se pur meno gravosa sul profilo finanziario rispetto a quanto previsto per le due Province autonome di Trento e di Bolzano, è ancora più importante di quella relativa alle due Province, perché espressione dell'unicità del nostro Statuto.
Ringrazio tutti i consiglieri che sono intervenuti in questo dibattito, e spero che potremo raccogliere in sede di discussione sull'articolato alcuni degli stimoli che sono arrivati dall'aula, non solo quelli espressi dai consiglieri di maggioranza ma anche quelli dei consiglieri di minoranza.
La nostra coalizione
Voglio innanzitutto fare chiarezza rispetto ad alcune connotazioni di carattere politico fatte da diversi consiglieri, ricordando i contenuti della proposta fatta agli elettori dalla nostra coalizione. Il nostro programma, il programma del presidente, riporta nella sua prima pagina il titolo "coalizione di centro sinistra autonomista", specificando in altri passaggi che si tratta di una coalizione "tipicamente trentina ma collegata però alle migliori istanze nazionali", cosa che la dice lunga sulla direzione di marcia indicata, una coalizione cioè che non rinuncia alla sua assoluta originalità ma che non fugge dall'impegno di affrontare tutti i temi sul tappeto.
Dicevamo anche che il nostro programma nasce dalla realtà provinciale per come la conosciamo avendola frequentata, e avendo anche contribuito nel miglior modo possibile a modellarla, ma dicevamo anche come intendevamo migliorarla. E' evidente che se qualcuno pensa di dover migliorare qualcosa, ha poi il dovere morale, prima che istituzionale, di cercare di rappresentare la realtà che cerca di migliorare. Ed è proprio questo che abbiamo cercato di fare con questa manovra di bilancio e con il Programma di sviluppo provinciale che approveremo a fine anno in Giunta provinciale.
Migliorare vuol dire riconoscere anche in modo chiaro i punti di forza e le criticità, e crediamo di aver fatto esattamente questa operazione, guardando in faccia onestamente la realtà e i problemi che dobbiamo affrontare.
Immaginare di affrontare il futuro senza avere la consapevolezza che le cose cambiano ad una velocità alla quale non eravamo abituati ci porta poco lontano. Basta dare un occhio a come a livello nazionale stanno andando avanti cambiamenti epocali, rispetto ai quali non sempre ci troviamo d'accordo. Un riferimento di carattere politico non ci deve impedire di criticare qualche deriva contenuta in queste logiche, fortissime, di cambiamento.
Dicevamo anche, nel nostro Programma, che sentiamo l'obbligo di sentirci fedeli alle nostre radici ma di voler puntare all'innovazione, senza fermarci di fronte al già fatto, al già pensato, tenendo aperto il nostro sguardo a ciò che verrà.
Eravamo consapevoli anche del fatto che la nostra autonomia era ed è sotto attacco e che ci sarebbe stato chiesto uno sforzo straordinario per garantire non la soluzione ad ogni incursione, ma che avremmo lavorato per rendere più stabile e certo il patto scritto con lo Stato, giocando la sfida per il risanamento dei conti pubblici e per il rilancio dell'economia.
E' chiaro che un atteggiamento meramente difensivo da solo non basta e che dovremo invece valorizzare la nostra Autonomia, ed è esattamente quello che abbiamo cercato di fare in questo primo anno di legislatura, che ha comportato, lo voglio dire, un impegno straordinario per buona parte della nostra struttura amministrativa, che voglio ringraziare. Abbiano incontrato grandi difficoltà nel rapportarci con lo Stato, ed è stato proprio in virtù di questo forte patto politico con il premier Matteo Renzi che questo risultato è stato reso possibile.
Questo primo anno è servito molto anche per questo, un risultato che ci permette di guardare al futuro con più fiducia, nella logica di sapere quali saranno le nostre risorse e di portare avanti le nostre politiche.
Né destra, né sinistra
Qualcuno si è chiesto perché io abbia affermato che non c'è più né destra né sinistra. Ebbene, dico con grande convinzione che la nostra è una coalizione di centro sinistra autonomista ma che ciò non ci deve impedire di considerare che ci appartengono in modo convinto e totale i temi sociali così come quelli della competitività, non ci sono gli uni senza l'altra.
Penso anche che aiutare i lavoratori che hanno perso il posto va oltre le categorie della destra e della sinistra, esattamente come le modalità con cui li aiutiamo, come l'impegno attivo chiesto ai lavoratori per rimettersi in gioco: tutto ciò è di destra o di sinistra?
Il nostro agire non è neutro, se fosse così sarebbe un non agire. Di fronte alle reazioni che abbiamo dico che le nostre scelte non sono affatto neutre, e anche la scelta, impopolare, di chiedere un contributo ad una classe dirigente in un momento difficile, in cui chiudono le fabbriche e dobbiamo mettere in moto livelli di compartecipazione, io credo che non sia un atto neutro, perché è una richiesta che chiama ciascuno di noi e chi ha determinati ruoli ad una azione di responsabilità.
Lo vediamo del resto a livello nazionale. Sono neutre le decisioni prese sul Job Act? Non penso, e qui il dibattito se siano di destra o di sinistra è argomento aperto anche dentro la sinistra stessa.
Superare le categorie ideologiche significa sapere che siamo dentro una grande fase di cambiamento e che alcune decisioni, che anche il nostro territorio deve prendere, vanno oltre le categorie non di oggi ma di tanti anni fa. Con le quali non possiamo più leggere la nostra realtà.
Scuola e ricerca
Qualcuno ha fatto riferimento a presunte distonie: troppa scuola e poca ricerca? Se qualcuno investe su un determinato settore, non è che automaticamente si mette da parte un altro settore. Noi abbiamo investito in questi anni in ricerca livelli di Pil in linea con i parametri europei, è stato positivo e dobbiamo sforzarci di mantenere questi livelli ma è altrettanto evidente che dentro questo investimento, e lo dicono gli analisti, ciò che si investe in ricerca deve trovare una traduzione applicata in termini di trasferimento tecnologico. Non significa che tutto deve tradursi in ricerca applicata a basta. E' evidente che senza ricerca di base non avremmo nemmeno l'altra, però uno sforzo dobbiamo farlo, e anche le recenti nomine fatte in FBK vanno in questa direzione: più collegamento con le imprese e la redditività degli investimenti.
Anche sulla scuola stiamo facendo scelte forti e radicali, che vanno però nella direzione del modello di sviluppo che vogliamo per il nostro Trentino, scelte che vanno nella direzione di immaginare il confronto tra un ragazzo trentino ed uno danese, consegnando ai nostri ragazzi strumenti che consentano loro di essere protagonisti. E' chiaro che ci sono scelte di indirizzo, dentro le quali garantiremo sia la libertà di scelta sia percorsi linguistici già avviati, ma non possiamo immaginare di arretrare sulle prime perché così non raggiungeremo mai i livelli che vogliamo raggiungere.
Alla ricerca di nuove risorse
In questa manovra ci sono scelte forti anche per quanto riguarda il tema degli investimenti e della selettività nell'utilizzo delle risorse. Siamo davanti ad una sfida importante che ci vedrà impegnati nei primi mesi del 2015 in una operazione di rivisitazione del nostro bilancio per andare a scovare nelle sue pieghe ulteriori risorse che possano essere messe in circolo. Dovremo interessare la nostra Provincia ad una grande opera di rivisitazione per trovare anche residui che possono essere messi a disposizione.
Il debito
Sotto il profilo del debito, c'è stato qualche richiamo, Vorrei richiamare quali sono le condizioni in cui ci troviamo, che sono assolutamente sotto controllo, ma questo non significa che non ci debba essere impegno da parte di tutti per far sì che questo debito sia ridotto progressivamente e che queste logiche di indebitamento siano finalizzate ad una magggiore redditività.
Il debito contratto da enti pubblici o da società di partecipazione provinciale si divide in due quote:
quella prevalente ricade nella disciplina di cui al comma 11 bis che è volto a stabilizzare il volume complessivo del debito dell'amministrazione pubblica provinciale in rapporto al Pil provinciale. Si tratta di tutte le operazioni di indebitamento poste in essere dagli enti e soggetti che in base alle regole fissate in sede europea concorrono alla determinazione del debito pubblico nazionale, alle quali la Provincia ha aggiunto Cassa del Trentino. Quindi si tratta del debito contratto da enti locali, Università degli Studi di Trento, Cassa del Trentino e Patrimonio del Trentino.
In merito a questi enti la giunta provinciale, in applicazione della disciplina di legge, ha quantificato in 323 milioni il volume massimo di nuovo debito contraibile nel 2014, volume che verrà usufruito portando a fine anno il volume complessivo di debito a 1,537 milioni di euro, con una incidenza sul Pil che permane al di sotto del 9,5% sul Pil.
(Ricorderete che noi abbiamo un limite del 9,7%).
L'Altra quota residuale afferente a operazioni contratte da società controllate dalla Provincia che non rientrano nel perimetro di alternanza del debito pubblico nazionale, nello specifico riguarda Itea e Trentino trasporti: Itea nel corso del 2014 non ha contratto nuove operazioni di indebitamento, il valore del debito della società a fine 2014 ammonta a 154 milioni di euro, mentre Trentino Trasporti nel 2014 ha contratto indebitamento per 25 milioni di euro che porteranno il debito complessivo della società a fine anno a circa 53 milioni di euro. Se consideriamo il debito oggetto di stabilizzazione a fine anno includendo Trentino Trasporti anziché Patrimonio del Trentino il volume complessivo risulta pari a 1,4 milioni di euro con una incidenza sul Pil locale inferiore al 9%. Questo per dimostrare che anche con un altro sistema di calcolo siamo sotto i limiti che ci siamo autodeterminati con le nostre previsioni di legge.
Il debito dei Comuni
Dico di più. Troverete un emendamento con il quale viene regolata in maniera più specifica l'operazione di estinzione del debito dei mutui dei Comuni a seguito di una verifica preliminare che abbiamo fatto con la Ragioneria dello Stato.
Dentro questa verifica relativa all'estinzione del debito dei Comuni ci è stata data la possibilità – ripeto, derivante dal Patto di garanzia – di utilizzare ulteriori quote della Cassa residua, che ammonta a 1 miliardo di euro circa, per operazioni di estinzione del debito degli enti e delle società, riducendo quindi ulteriormente il volume del nostro debito, con una operazione che concretizzeremo entro la prima parte 2015, recuperando risorse. Un ulteriore elemento che garantisce stabilità e certezza ai nostri conti
Il volontariato
Qualcuno ha parlato del volontariato. Dobbiamo evitare fraintendimenti o sottovalutazioni o sopravvalutazioni. Noi siano assolutamente certi che per convinzione personale, vorrei dire per lo stesso dna dei trentini, l'adesione ad associazioni di volontariato, che facciano o meno parte della Protezione civile, è fatta con spirito di totale gratuità e di totale spirito di dono di se stessi alla comunità in cui si vive. Questo è il presupposto fondamentale, dentro il quale siamo assolutamente certi che aver conferito a queste associazioni di volontariato, in particolare quelle pompieristiche, anche l'esercizio di alcune attività che hanno rilevanza di controllo pubblico implichi uno sforzo da parte di tutti per assicurare che nel momento in cui c'è l'esercizio di quella attività non si possano prefigurare dei conflitti di interessi. Ripeto, nel momento in cui c'è l'esercizio di quella attività.
Nessuno ha mai pensato di andare a definire delle incompatibilità a priori legate alle qualità personali o professionali delle singole persone. Quindi io credo che ci sia la possibilità, se questo è necessario, di ulteriormente specificare quella previsione normativa, per andare in questa direzione che penso e spero, ne sono convinto, tutti condividiamo e che salvaguardi per tutti la possibilità di poter aderire senza avere delle precondizioni di giudizio ma anche di evitare che quelle condizioni di giudizio negativo si verifichino nel momento in cui si svolge una certa attività.
Compartecipazione alla spesa.
Occorre un cambiamento nel livello di responsabilità anche di ogni cittadino alla spesa, nel segno della sfida che abbiano davanti. Elementi che abbiano introdotto sfidando l'impopolarità: è evidente che è impopolare introdurre livelli di compartecipazione alla spesa, ma è altrettanto evidente che accanto alle misure di razionalizzazione che pure devono precedere, se noi pensiamo alla sostenibilità nel tempo dobbiamo mettere in campo anche qualcosa di questo tipo, e quindi è impopolare ma pensiamo che sia stato corretto farlo. Lo facciamo con questo spirito e questo riguarda sia il tema legato ai ticket ma anche le riduzioni degli assegni integrativi sulle invalidità.
Abbiamo posto un tema, che è quello della compartecipazione di una logica di sostenibilità della spesa che deve saper guardare soprattutto a quelle categorie che hanno maggiori disponibilità. E quindi credo che l'ordine del giorno che è stato presentato va esattamente in questa direzione, perché non abbiamo bisogno di fare dei tagli secchi e lineari rispetto alle logiche di bilancio, ma introdurre principi che stiano in piedi sotto il profilo del risultato che si vuole raggiungere ma anche delle logiche politiche che ci sono dietro. E questo vale anche per gli assegni integrativi per l'invalidità. Anche qui c'è necessità di razionalizzare, di valutare una condizione economica patrimoniale, anche lì la giunta provinciale farà una valutazione economico patrimoniale nel segno della graduazione.
Irap e incentivi fiscali.
Abbiamo spiegato la natura di queste misure e credo sia giusto aggiungere, in relazione anche ad alcuni emendamenti, quale è la logica di fondo, che è quella di costruire delle politiche di contesto che siano il più generali possibile. Dobbiamo però sempre chiarire un carattere di universalità, è evidente però che specificare troppo queste misure rischia di produrre l'effetto di rendere più costosa la specificazione che facciamo rispetto all'effetto positivo rivolto alla stesse imprese. Vi chiederei dunque di poter considerare la valenza della norma in termini generali rispetto alla sua portata.
E' importante precisare che abbiamo fatto uno sforzo significativo rivolto alle imprese. Aiutarle significa aiutare un sistema, significa aiutare produzione di ricchezza e l'occupazione. Credo che questo sia uno dei traguardi principali di questa misura e dentro la logica di sostegno anche dell'occupazione ci deve stare anche un ulteriore sforzo - cosa che dovremo cercare di fare appena approvata questa legge di stabilità - di migliorare il nostro sistema sociale nella direzione degli ammortizzatori sociali ma anche della partecipazione di imprese e lavoratori alle garanzie relative ad esempio al Fondo sanitario: cioè noi dovremmo migliorare ancora di più ciò che abbiamo fatto in questi anni, affinché le adesioni al Fondo sanitario siano più complete da parte di tutto il panorama delle nostre imprese e lo dovremmo chiedere a loro in virtù del fatto che con questi incentivi abbiamo scommesso in maniera molto forte sul sistema produttivo, e farlo anche per quanto riguarda per esempio il Fondo Unico per la solidarietà attraverso il quale potremo finalmente realizzare compiutamente il reddito di continuità.
Potrebbe essere un esempio di come attraverso una politica di incentivazione ci sia un ulteriore corresponsabilità delle imprese, degli imprenditori e del sistema produttivo nel garantire un sistema sociale che siccome attutisce le cadute in povertà delle persone in ultima analisi rende possibile la competitività stessa del sistema.
L'emergenza profughi
Abbiamo parlato anche di questioni emergenziali, che derivano dal fatto che viviamo in un Paese che è oggetto di attenzione da parte di coloro che per guerre e miseria sono costretti a fuggire dalla loro terra. Non sono d'accordo sul fatto che noi non riusciamo. Noi ci riusciamo benissimo, certamente non basta mai e forse dovremo esplorare livelli ulteriori di impegno che coinvolgano magari di più la società civile, e quindi le persone che si rendono disponibili in questo senso, questa è una strada assolutamente da perseguire. Però un messaggio va dato: fino ad ora, e da ora in poi sono certo lo sarà ancora di più, le cose sono state fatte bene, perché abbiamo garantito rispetto al livello medio del nostro Paese, percentuali anche maggiori di accoglienza e soprattutto modalità di grande civiltà e grande rispetto per le persone. Una frontiera ulteriore, difficile da realizzare, è la possibilità, utile anche per queste stesse persone, di poter far fare a queste persone una serie di lavori a vantaggio della loro dignità. Sono convinto che molti di loro ce lo chiedono, sono certo che dobbiamo trovare la via per rispondere anche a questo tipo di bisogno. Un bisogno, di dignità ma anche di voglia di voler restituire qualcosa alla comunità che li ospita.
L'apertura al mondo
Chiudo con il tema che riguarda l'apertura all'esterno, al mondo vicino e lontano.
Qualcuno ha parlato del fatto che il nostro Trentino deve garantirsi gli strumenti per essere presente sulla scena internazionale, e certamente gli investimenti in ricerca sono andati molto in questa direzione. Credo che dobbiamo migliorare i nostri strumenti di presenza a livello europeo dal punto di vista sia istituzionale, in collaborazione con Bolzano e Innsbruck, ma anche sotto il profilo della capacità della nostra società civile e produttiva di essere presente su quella scena. Non può essere solo il sistema pubblico, serve che le imprese in prima battuta si facciano carico di questo tema, magari sfruttando la nostra presenza logistica per migliorare il rapporto che c'è tra i fondi europei e il loro utilizzo da parte del sistema produttivo.
Certo, a questo servono anche enti come l'Ocse, purché siano in linea con le traiettorie di sviluppo che noi vogliamo disegnarci, e quindi chi è qui ci dà la possibilità di essere in presa diretta con il mondo e dobbiamo saperla sfruttare ma non dobbiamo vergognarci nel chiedere che questa presenza sia coerente con tali traiettorie di sviluppo, perché noi abbiamo bisogno di essere collegati con qualcosa che ci restituisca possibilità di migliorare ulteriormente. Questo è quanto abbiamo richiesto all'Ocse ed al quale stiamo lavorando per traguardare la presenza di Ocse dal 2016 in poi, costruendo un rapporto che garantisca maggiore aderenza ai nostri bisogni di sviluppo e bench marking costante rispetto a ciò che avviene lontano da noi.
L'Euregio
A proposito di questo, e mi collego al tema dell'Euregio, ho sentito anche qualche critica – lo devo dire - di stampo un pochino retrò. Mi ero forse illuso che fosse superata in Trentino l'idea che ragionare in termini transfrontalieri e di rapporti positivi in chiave europea non significasse dover distinguere ancora tra italiani e tedeschi, così come pensavo che tutto questo fosse traguardato al futuro e non si dovesse tornare ancora una volta a questo ritornello.
Lo sappiamo benissimo che la nostra storia è composita e nessuno ne vuole rifiutare né una parte né l'altra, ma l'Euregio ha a che fare con il futuro, non con il passato. Penso che tutti abbiamo il dovere di cercare di riempirlo di contenuti, senza dover rispolverare il pangermanesimo, sono cose che non ci appartengono, superate dai tempi e che frenano lo sviluppo dei nostri territori.
Recentemente abbiamo fatto un incontro a Innsbruck con le tre Camere di commercio, che sarà allargato adesso anche alle rappresentanze imprenditoriali ed anche ai nostri enti di promozione territoriale, proprio per cercare di immaginare che ci deve essere una competizione positiva tra di noi, che ci contamini reciprocamente. Nell'ottica che se a Schwaz fanno qualcosa di utile per il territorio trentino non è al pangermanesimo che dobbiamo pensare ma all'utilità di quella cosa, e la stessa cosa vale per la Val Passiria se si fa qualcosa di positivo ad Avio. Il credo che l'Euregio sia esattamente questo. Cerchiamo di guardare in una chiave positiva, sapendo che il cammino è difficile e lungo, ma non dobbiamo assolutamente rinunciare.
L'Autonomia e la Regione.
Vorrei ripercorrere con voi un pezzo del percorso recente del dibattito sulla Regione e cercare di tornare alla memoria di un periodo non troppo lontano da noi, parlo di un anno e mezzo fa, in cui di fronte alle già difficili sfide che la nostra autonomia aveva di fronte, in Alto Adige anche all'interno del partito della SVP si manifestava il pericolo di derive isolazioniste, di non unicità dello Statuto, quindi il pericolo che le autonomie fossero completamente indipendenti l'una dall'altra. E' un pericolo ancora in parte presente ma che abbiamo cercato fin da subito di rimuovere.
Credo che ci siamo riusciti: la nostra maggioranza regionale, pur composita e avviluppata in un meccanismo di gestione delle competenze regionali che sicuramente dovrà essere rivisto, aveva come primo obiettivo proprio questo: recuperare il senso di un accordo forte per l'unicità dello Statuto. Abbiamo sempre affrontato le trattative con lo Stato senza mai debordare rispetto alle esigenze di uno nei confronti dell'altro. C'è stato un riequilibrio anche nei conti tra Trento e Bolzano, rispetto al quale Trento in relazione all'assetto precedente ha dovuto concedere qualcosa ma abbiamo chiesto a Bolzano di aiutarci ad aumentare un po' la nostra quota di disponibilità sul Patto di stabilità.
Ci sono degli errori nel Patto di garanzia che in questo momento se non corretti porterebbero ad una situazione più favorevole a Bolzano. I senatori anche di Bolzano, in virtù di questo patto forte, si sono fatti portavoce, assieme ai nostri, di correggerli con il sub-emendamento.
Io credo che questi siano valori importantissimi, che non dobbiamo dare per scontati e che, se mi permettete sommessamente, richiedono anche tanto impegno e tanto tempo per continuare ad essere garantiti.
Il cammino per il futuro
Qual è il cammino per il futuro? Il cammino per il futuro è tracciato, ed è quello di un impegno forte nelle prossime settimane perché la maggioranza regionale possa elaborare un primo progetto di miglioramento dello Statuto, nello spirito e con l'obbligo di confrontarsi con tutte le minoranze, perché lo Statuto è qualcosa che appartiene a ciascuno di noi. Noi ci sentiamo come maggioranza la responsabilità di dover costruire una proposta ma di confrontarla immediatamente con la minoranza. Questo ci impegnerà nei primi mesi del prossimo anno, gennaio e febbraio, in cui dovremo essere in grado di strutturare uno schema di lavoro che porterà ad un disegno di legge costituzionale da inserire in quel percorso di riforma che è in atto nel nostro Paese.
E poi abbiamo un lavoro ancora più importante che però richiede un po' più di tempo, ed è il lavoro di aggiornamento dell'assetto istituzionale della nostra Regione e delle nostre Province, sia in termini di competenze sia di funzioni. L'Ente regione ha bisogno assolutamente di essere aggiornato sotto il profilo organizzativo, riceverà la competenza, importantissima, in tema di amministrazione della giustizia, ma ha bisogno, come ben sappiamo, di essere più snello, più luogo di servizio e di supporto allo spazio istituzionale in cui le due Province collaborano per costruire dei percorsi comuni. Dentro questo progetto di riforma dell'assetto regionale certamente dovremo essere capaci di individuare anche un migliore ruolo del consiglio regionale stesso, il quale potrebbe diventare quella camera che assume decisioni su alcuni livelli di competenze che, per loro natura, sono sovraordinati al livello provinciale e che richiedono anche una massa critica e quindi c'è un interesse anche diretto, economico delle due province per essere esercitato.
E questa è la seconda frontiera alla quale naturalmente dovremo arrivare con una operazione di condivisione e di capacità di confronto anche al di fuori di quest'aula, con tutto il territorio. Lo avevamo detto fin dall'inizio: i tempi erano la chiusura dei rapporti finanziari con lo Stato, la definizione dei livelli di competenze e delle modalità con cui Stato e Province si devono relazionare per esercitare queste competenze e, terzo livello, quello dell'architettura istituzionale e della definizione del ruolo della Regione.
L'ancoraggio internazionale
C'è di più, nel Patto di garanzia c'è un elemento nuovo al quale non avevamo pensato all'inizio e che però è significativo: la trasmissione dei contenuti del patto stesso al governo della Repubblica d'Austria da parte del governo italiano. Questo lega ancora di più anche quella parte dello Statuto alla nostra tutela internazionale. Cito questo non per esaltare l'ennesimo successo, no, ma per dire che questo però deve essere un impegno contenuto nell'ancoraggio anche a livello istituzionale della nostra specialità perchè ricordiamoci che la nostra specialità trae origine, giustamente, dall'anelito all'autogoverno del popolo trentino, all'intuizione e lungimiranza di statisti illuminati ma anche da un contesto internazionale che ha garantito tutto questo. E allora noi vogliamo proseguire in maniera moderna e positiva ma dentro un percorso che sia nel solco di quelle che sono le nostre origini e le nostre radici.

Qui la relazione di presentazione della manovra finanziaria

http://www.giunta.provincia.tn.it/binary/pat_giunta_09//Discorso_Bilancio_2015.pdf
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