Il ginocchio di Giorgio Rocca, vincitore di una Coppa del Mondo e di tre medaglie iridate, è il protagonista dell’incontro pomeridiano tenutosi a Palazzo Geremia, moderato dal giornalista Luigi Ripamonti, con Enrico Castellacci, medico della Nazionale Italiana di Calcio e con Federico D’Amario, ortopedico dell’Humanitas San Pio X.
Giorgio Rocca ne sa parecchio di sci, ma anche di problemi alle ginocchia, tanto da scriverne un libro. La sua (brutta) esperienza inizia nel 1996, quando il 6 gennaio, durante la Coppa del Mondo, cade in prossimità dell’arrivo e sente un male pazzesco. Viene operato subito dopo dal dottor Herbert Schoenhuber, ma perderà un anno e mezzo. Rocca avrà più di un infortunio: prima in un parallelo al Sestrier, dove riporterà una lesione collaterale e al termine della stagione 2006, quando in Canada cade di nuovo. Oggi, facendo molto sport anche se non più a livello agonistico, soffre ancora per un ginocchio in pieno processo degenerativo.
Il professor Castellacci, che ha operato centinaia di ginocchi , sa cosa prova Giorgio: “Il processo degenerativo è matematico. Nello sci c’è una alta percentuale di traumi in questa parte del corpo umano, ma in verità anche in altri sport, come il calcio ad esempio. Lo sport fa male, è l’attività fisica che fa bene - afferma il professore -. Lo sport praticato a livello agonistico crea inevitabilmente sovraccarico sulle articolazioni. Tutti gli sportivi sono destinati a processi degenerativi del ginocchio che è attore laddove, anche se non ci sono traumi, si è in presenza di un sovraccarico".
Partendo dal problema di Giorgio, il professor D’Amario spiega questa importante parte del nostro corpo: “Il ginocchio è un’articolazione complessa e il menisco laterale è un cuscino fondamentale che permette la miglior performance dell’atleta in ambito sportivo. Per questo si cerca di fare medicina rigenerativa, la medicina che dà speranza e che nel futuro sostituirà la medicina protesica. Perché la cartilagine è fatta di sette livelli e quando si consumano è un problema creare una protesi e soprattutto attaccarla. Si parla in gergo, di intonaco nuovo”.
Il futuro quindi è la medicina rigenerativa e anche il robot, che aiuterà ma non si sostituirà il medico negli interventi, avrà invece il compito di raccogliere informazioni utili per la ricerca.
In conclusione, arriva il consiglio di Giorgio Rocca per chi pratica lo sci: “Bisogna prepararsi bene! Lo sci non è uno sport pericoloso, ma proprio perché ci sono molte variabili, bisogna essere psicofisicamente preparati per affrontarle”.